domenica 28 febbraio 2021

Ode alle cassiere

Tra le mie varie esperienze lavorative c'è anche un anno e mezzo da cassiera nel supermercato di un centro commerciale.  È stato tanto tempo fa, considerate che c'erano ancora le Lire, ma ne ho un ricordo talmente nitido che quando ne parlo sembro un veterano di guerra che racconta le sue battaglie e se pensate che questo paragone sia esagerato è perché non siete mai stati dati in pasto alla gente nei giorni festivi di dicembre. 

Non potete capire l'arroganza e la mancanza di rispetto che dimostrano le persone quando si trasformano in clienti: la cassiera, ai loro occhi, è responsabile di tutte le frustrazioni che accumulano tra gli scaffali (ma pure sul lavoro e a casa) e non vedono l'ora di sfogare. È colpa sua se un prezzo è troppo alto, se non hanno trovato il prodotto che cercavano, se la promozione è finita il giorno prima, se la loro carta ha finito il credito, se il carrello è pesante, se hanno dimenticato i sacchetti, se la signora anziana davanti a loro impiega tre minuti di troppo a imbustare la spesa (e comunque noi eravamo addestrate ad aiutare chi era da solo), se il supermercato chiude alle 22 e loro sono entrati alle 21.55 e devono fare la spesa di corsa, se fuori piove e hanno parcheggiato lontano, se la loro spesa cade dal nastro perché l'hanno accatastata a cazzo, se fa troppo caldo o troppo freddo... è sempre colpa della cassiera! Ricordo con terrore gli orari di punta quando non vedevo la fine della fila di carrelli alla mia cassa e se, per disgrazia, mi scappava la pipì dovevo prima smaltire la coda per poter andare in bagno. Ricordo che a fine turno, quando dovevo pulire la postazione, trovavo i surgelati nascosti nell'espositore delle caramelle, ormai da buttare, perché i clienti sono troppo pigri per rimetterli a posto e se ne fregano dello spreco alimentare. Potrei continuare con gli esempi, ma vi basti sapere che dopo undici ore di cassa in un giorno festivo perdi fiducia nell'umanità e non hai più la forza di sorridere. Se vi domandate come sia diventata misantropa, questo è certamente uno dei motivi di maggior peso, dopo le guerre e il maltrattamento degli animali.

Sono così traumatizzata che ancora a distanza di anni evito i centri commerciali e, se proprio sono costretta da andarci, scelgo gli orari meno affollati, ho un attacco d'ansia ogni volta che varco le porte scorrevoli e non vedo l'ora di uscire. Guardo le cassiere con ammirazione per il loro coraggio, sapendo che ogni cliente va trattato come fosse l'unico e il più importante, mentre ne devi gestire duecento ogni giorno. Chissà perché si vedono pochissimi uomini cassieri, forse non riuscirebbero a sopportare tanto senza far rissa.

Durante il primo lockdown un anno fa, si parlava tanto di chi affrontava il Covid in prima linea negli ospedali, ma io vorrei lodare anche il sacrificio delle cassiere che non hanno mai smesso di lavorare. Facevo la spesa nel mini market sotto casa, mettendomi pazientemente al mio posto in una coda lunga cento metri fino all'ingresso perché la gente pensava che il cibo sarebbe terminato come in tempo di guerra oppure perché fare la spesa era l'unico pretesto per uscire un po' di casa. In quei momenti, ringraziavo il cielo di non essere ancora una cassiera che vedeva oltre le porte quell'interminabile serpentone di clienti incazzati per l'attesa che presto le sarebbero arrivati davanti per sfogarsi. Pensate anche che all'inizio, nei piccoli supermercati come quello, non c'erano le barriere in plexiglass a proteggere le cassiere, era già tanto che avessero la mascherina, ma la gente non si preoccupava per niente di stare a distanza o di tossire nei fazzoletti (cosa che sarebbe buona educazione pure senza la pandemia). E ancora oggi, dopo un anno di raccomandazioni, le sento urlare verso i clienti in coda: "La mascherina per favore!" Manco all'asilo...

Una delle cose che mi è rimasta più impressa del mio viaggio in Australia nel 2010 riguarda proprio le cassiere perché mi ha stupito come fosse abitudine degli australiani salutare e chiedere "Come sta?" quando arrivava il loro turno. E lo facevano tutti, tutti i clienti in coda. Sono rimasta davvero stupefatta di fronte a questa gentilezza, a questo rispetto per chi lavora, perché da noi è già tanto se la gente ti guarda in faccia, vali quanto il banco della frutta secca perché non sei una persona, sei un servizio.

Insomma, era già una guerra prima, adesso con il Covid è anche peggio, quindi vorrei consegnare questo post come una medaglia virtuale alle eroiche cassiere che ogni giorno indossano la divisa del supermercato e affrontano i clienti in prima linea. Siete meravigliose!

domenica 21 febbraio 2021

Il libro mancante

Alla pubblicazione dell'ultimo romanzo della serie Legione, è saltato fuori un eclatante errore sulla copertina che lo numerava 5 mentre era il quarto volume. 
Allora ho colto l'occasione per fare un sondaggio tra i miei lettori che, in quanto miei lettori e non persone normali, hanno optato per la fantasiosa opzione di lasciarlo così, consegnando il numero 4 al mito e al mistero nello spirito della Legione Segreta.

Il saggio, però, consiglia di fare di ogni errore un'opportunità, così ho pensato di riempire il vuoto con un volume un po' particolare, una raccolta di racconti: i diari dei legionari.

Ovviamente, impiegherò almeno un anno a completarlo e pubblicarlo, ma volevo dare la notizia perché in questo modo, poiché mi dà fastidio non mantenere gli impegni presi, sono obbligata a portarlo a termine senza lasciarmi andare alla pigrizia. Scrivere mi piace sempre, ma stando al computer tutto il giorno per lavoro, spesso mi passa la voglia di starci anche per piacere. Quindi uno dei buoni propositi per il 2021 è lavorare a questo progetto e portarvi ancora una volta a spasso nel tempo e in giro per il pianeta.

domenica 14 febbraio 2021

Fantascienza, meraviglie e delusioni

Nella mia riscoperta dei classici, dopo la raccolta dei romanzi di Verne, ho comprato anche quella di H.G. Wells che contiene titoli celeberrimi come La macchina del tempo, L'isola del Dottor Moreau e L'uomo invisibile
Be', ne sono rimasta delusa, lo stile di Wells non mi ha proprio conquistata. Le sue idee, strepitose per l'epoca, perdono fascino in una narrazione poco appassionante, in personaggi senza storia né personalità che servono solo all'azione che manda avanti la trama e sembrano non avere pensieri, carattere, sentimenti, tanto che sarebbero intercambiabili da un romanzo all'altro. 
Mi pare che Wells si sia accontentato di inventare un soggetto originale e abbia pensato che bastasse quello a stupire il lettore. Accidenti un uomo invisibile! Caspita un viaggio nel tempo! Ma a parte l'idea inziale, il resto è noia, purtroppo, e si legge come una cronaca distaccata. Pagina dopo pagina aspettavo di entrare nel vivo della lettura, alcuni romanzi ci mettono un po' a coinvolgere, ma era come stare seduta su un treno che non partiva mai e alla fine sono scesa senza aver lasciato la stazione. 
Devo ancora leggere La guerra dei mondi, chissà che non mi faccia cambiare idea.



A sorprendermi, invece, è stato un vecchio volumetto ingiallito ricevuto in regalo, La fantascienza delle origini, che era il supplemento speciale della rivista Robot che usciva negli anni Settanta, poi riaperta nel 2003. 
Gli undici racconti che compongono il volume sono stati pubblicati tra i 1926 e il 1945 su celebri riviste di fantascienza americane dell'epoca, come Amazing stories e Wonder stories, e ripresi dalla pubblicazione italiana in questa antologia da mille lire – già quel L.1000 sulla copertina è un nostalgico viaggio nel tempo. 
A dir la verità, prima di sfogliare queste pagine con cautela per non rovinare la fragile rilegatura, mi aspettavo di leggere racconti di una fantascienza un po' ingenua, pieni di quelli che poi sarebbero diventati gli stereotipi del genere. Mi sbagliavo di grosso, anzi di grossissimo! Ho divorato i racconti uno dopo l'altro con meraviglia crescente sia per lo stile che per le idee e, ogni volta che credevo di aver intuito dove l'autore volesse andare a parare, sono rimasta stupita dall'originalità con cui mi ha contraddetta. È stata una sorpresa più che piacevole, insomma, scoprire quanto fossero moderni e geniali questi autori, mentre oggi, nell'era degli smartphone e di Internet, manchiamo di fantasia. Che sogni incredibili facevano! E come sapevano raccontarli bene! 
Il bello poi è che non si parla solo di astronavi e civiltà aliene, ma di realtà alternative, di rischi del progresso, di ambizioni e fallimenti, ma soprattutto di umanità, di comportamenti che riconosciamo e di meccanismi sociali che non cambiano né sulla Terra del futuro né su nuovi mondi. Ogni racconto mi ha appassionata in modo differente e i due che mi sono piaciuti di più sono L'asteroide d'oro e L'eremita degli anelli di Saturno, ma ve li elenco tutti perché vale la pena leggerli e magari riuscite a trovarli in qualche raccolta o sul web.


  • L'avvento del ghiaccio di G.Peyton Wertenbaker
  • Fuori dal sub-universo di R.F.Starzi
  • L'asteroide d'oro di Clifford D,Simak
  • L'isola degli irragionevoli di Edmond Hamilton
  • L'ambasciatore di Davy Jones di Raymond Z.Gallun
  • Cerchio uguale a zero di Stanley G.Weinbaum
  • Le Terre Morte di Jack Williamson
  • L'eremita degli anelli di Saturno di Neil R.Jones
  • Lassù di Donald A. Wollheim
  • Quasi umano di Robert Bloch
  • L'entità di Murray Leinster

domenica 7 febbraio 2021

Ode a National Geographic

Secondo me, National Geographic andrebbe letto nelle scuole.



Sono una fiera abbonata di questa rivista che ogni mese mi apre una finestra sulla cultura, sulla scienza, sulla natura, sulla storia. Sembra pubblicato per me perché tratta tutti gli argomenti che più mi attraggono e lo fa attraverso le foto e gli articoli di tantissimi collaboratori diversi, provenienti da tutto il mondo.

È come avere un amico acculturatissimo che ogni mese viene a trovarmi per raccontarmi nuove storie di luoghi che da sola non potrei raggiungere, di scoperte e invenzioni che da sola non potrei capire, di persone che vivono in realtà diverse dalla mia che da sola non conoscerei, di fatti che seppure si svolgono in altre nazioni mi riguardano e le cui conseguenze mi toccheranno, di eventi accaduti in epoche che non ho vissuto. E a me piace imparare: sono una secchiona! Viene a meravigliarmi, a farmi sognare e riflettere, mi spiega argomenti complessi portandoli nel quotidiano perché chiunque possa comprenderli e sentirli più vicini. 

Mi parla anche di cose brutte perché è giusto saperle e denunciarle, ma non si fa influenzare dalla politica e si impegna a sostenere progetti che risolvano – o possano almeno mitigare – i problemi del nostro mondo. Non si limita a dirmi che c'è una guerra, mi racconta come e perché è scoppiata, come la vivono le persone comuni, di cosa hanno bisogno; non descrive soltanto gli effetti dell'inquinamento, ma mi spiega come quel particolare ecosistema serve all'equilibrio naturale e cosa accadrebbe se lo perdessimo, mi presenta i progetti per conservarlo e li finanzia.

Soprattutto, National Geographic è serio e io mi fido di quello che leggo perché dietro c'è un grande lavoro, mai superficiale. I suoi reporter vanno a cercare la verità fino in fondo e la raccontano com'è nel bene e nel male, con prove, ricerche, indagini sul campo, raccolta di testimonianze. Non c'è spazio per voci inaffidabili o di parte, come scrive anche Piero Angela nella sua autobiografia – anche questa da leggere nelle scuole – “la velocità della luce non si stabilisce a maggioranza, per alzata di mano. Se io in televisione praticassi la par condicio, mettendo sullo stesso piano scienza e pseudoscienza, sarei screditato”. Questo non significa chiudersi alle novità, bensì prendere per buone le nuove teorie solo quando sono dimostrate e supportate da nuove prove: prima dei telescopi, sapevamo dell'universo solo ciò che potevamo vedere a occhio nudo, oggi ovviamente la nostra conoscenza dello spazio è cambiata.

Accumulando negli anni tanti numeri di National Geographic posso ricostruire l'evoluzione del nostro mondo, i cambiamenti culturali e sociali, i progressi scientifici, e mi piace riprendere un vecchio articolo per osservare come certe cose siano migliorate, peggiorate o rimaste uguali nel tempo.

Quanti libri ho comprato perché citati negli articoli! Dalle cronache delle grandi esplorazioni ai misteri dell'archeologia, dalle biografie di personaggi storici a saggi si astronomia e geologia e volumi fotografici dei grandi fotoreporter. Eh sì, perché se un tema mi appassiona non mi limito al reportage, ma vado ad approfondire con altre letture e qualche volta ci ho scritto perfino un racconto o una parte di romanzo.

E quanti dei miei viaggi sono stati ispirati da quelle pagine! La natura non finirà mai di stupirmi, o forse sì, se non la proteggiamo abbastanza. Vi ricordate questo post

Insomma, ogni mese è Natale per me quando scarto il nuovo National Geographic (con involucro biodegradabile) come un regalo, il più prezioso: la conoscenza.