Chi ha seguito Semm de
passacc sa che il mio modo di viaggiare mi ha permesso di stringere
amicizie preziose in varie parti del mondo. Persone comuni, come me,
ma che vivono in luoghi molto diversi da dove abito io, hanno
abitudini, tradizioni e culture diverse dalle mie eppure abbiamo
creato legami forti di affetto, rispetto e fiducia. Ci confrontiamo,
ampliamo i nostri orizzonti, scopriamo altre realtà, ma non come ce
le raccontano i notiziari incentrati sulla politica e l'economia,
bensì al livello della quotidianità. Qualcuno di voi ha conosciuto
queste persone perché ha viaggiato con me, altri attraverso i
racconti sul blog, altri le conosceranno adesso.
Il Covid-19 si è diffuso
in tutto il mondo, ma naturalmente i nostri media si concentrano su
ciò che accade in Italia, ci danno istruzioni su come comportarci,
ci raccontano l'impatto che ha sulla nostra economia e sul nostro
modo di vivere, tutto giusto e legittimo, ma dall'estero arrivano
soltanto numeri e notizie di politica. È sempre stato così e il
resto del mondo sembra tanto lontano che non ci tocca, ne abbiamo
un'idea tanto vaga che per definire un altro popolo ci basiamo su
stereotipi e pregiudizi e, non sapendo nemmeno indicare su una
cartina dove si trovano certi Paesi, pensiamo che ciò che accade al
di fuori del nostro quartiere non ci riguardi. Invece, questo pianeta
diventa ogni giorno più piccolo e la pandemia dimostra che il nostro
vicino di casa abita a Wuhan e quello che gli capita ci riguarda
eccome!
Ma non voglio divagare su
temi enormi, torniamo al piccolo della gente comune. Mi sono
preoccupata di come i miei amici stranieri stessero vivendo questa
situazione e ringrazio la tecnologia di poter mantenere i contatti
con loro a dispetto delle distanze.
Peris, la mia
orsacchiotta di cioccolato fondente, vive a Nairobi con i suoi tre
figli adolescenti in una modesta, ma dignitosa casetta come ce ne
sono tante nelle città africane. Come tutti da quelle parti, si
arrangia con cento lavoretti, ma la sua fonte principale di reddito
era organizzare le escursioni per gli ospiti del piccolo bed and
breakfast Khweza. Naturalmente, il turismo è stato il settore
colpito per primo e più duramente dalla crisi causata dalla pandemia
e Peris si è ritrovata a casa, senza stipendio, a pregare che questo
brutto momento passasse in fretta. A un certo punto, ci siamo tutti
resi conto che non era questione di giorni o settimane, e Peris non è
certo rimasta con le mani in mano a lamentarsi: ha investito il poco
che aveva nel commercio di legumi e cereali per tirare avanti. Io le
ho inviato un piccolo aiuto, come acconto sui viaggi futuri, così è
riuscita a pagare gli affitti arretrati che si accumulavano e
permettere ai suoi figli di continuare a studiare da casa, mentre le
scuole sono chiuse.
Non solo, condivide quello che ha con le famiglie
del vicinato meno fortunate perché è così che si usa in Africa.
“Mi sento male quando possiedo qualcosa, mentre il mio vicino non
ha niente” mi ha scritto. Quando ho cominciato a leggere i romanzi di Alexander McCall Smith sulla detective Precious Ramotswe mi sono sempre immaginata la protagonista con il volto di Peris perché descritta come una donna forte e saggia, di corporatura tradizionale. Anche se quei romanzi sono ambientati in Botswana, ho ritrovato lo stesso spirito e lo stesso modo di guardare il mondo della mia amica. Ci sentiamo almeno due volte a settimana:
lei mi manda le foto dei suoi ragazzi di cui è tanto orgogliosa, io
le mando quelle del mio gatto Bio e della neve che è caduta di
recente, lei mi chiede di mio padre (che ha subito un intervento e si
è ripreso bene, per fortuna), io le domando come sono le sue giornate
e le raccomando di stare sempre attenta alla salute. Insieme
fantastichiamo di quando potremo finalmente rivederci perché vorrà
dire che il peggio è passato.
Kadek, invece, abita a Bali e,
dopo aver lavorato diversi anni per l'ecolodge Udayana dove ci siamo
conosciute, ha aperto un piccolo ristorante take away. L'intera isola
vive di agricoltura e turismo, la pandemia l'ha messa in ginocchio,
anzi, l'ha proprio sbattuta a terra. Kadek mi scrive che è fortunata
perché suo marito fa il meccanico e almeno lui lavora ancora, ma
sono tempi così duri che non si vede la luce in fondo al tunnel.
Hanno due bellissimi figli che studiano e Kadek è preoccupata per il
loro futuro perché in certi Paesi le opportunità non sono tante
come da noi, la crisi rischia di mandare all'aria tutti i sacrifici
fatti per dare loro una vita migliore della casetta a due stanze dove
abitano tutti insieme. Kadek è una donnina minuta, ma forte anche se
un po' ansiosa perché si preoccupa tanto degli altri, materna con
tutti, e piena di gentilezza, come quando mi regalava la frutta dopo i rituali al tempio oppure quando ha chiesto alle cameriere del lodge di insegnarmi a guidare il motorino per non farmi prendere il taxi. Credo che stiano ancora ridendo della mia goffaggine dopo oltre tre anni.
Mi ha fatto piacere
mandare qualcosa anche a lei per darle un minimo di sollievo, con la
promessa che tornerò a pranzo nel suo
warung che, tra l'altro, è la veranda di casa sua. Se mai vi capiterà di andare a Bali, zona Jimbaran, chiedetemi indicazioni per trovare il suo ristorantino perché non è tanto facile da scovare nel labirinto di vicoli di quella grande periferia.
Kadek mi scrive di
stare al sicuro e prendermi cura di me, prega per la salute mia,
della mia famiglia e delle Cavallette che le ho fatto conoscere
l'ultima volta che sono stata a Bali. Prega, come si fa a Bali, accendendo incensi profumati e lasciandoli consumare sopra un cestino di foglie secche, fiori e riso come offerta agli dei.
Intanto, nel sud dell'isola di
Sumatra, i ragazzi di Alert hanno pianto la scomparsa di Marcellus,
fondatore dell'associazione, ma portano avanti con ancor più
determinazione la sua missione in difesa della foresta e dei suoi
animali. Ammalarsi nei villaggi che circondano il parco nazionale Way
Kambas è un disastro, come in ogni località remota che dista
svariati chilometri di pessime strade dal primo ospedale, quindi
stanno tutti molto attenti. Qualcuno di loro ha un secondo lavoro,
come il mio amico Hari che fa la guida ornitologica, perché Alert,
sorretta esclusivamente da donazioni, non è sempre in grado di
garantire un salario ai suoi collaboratori e il grosso dei soldi va
naturalmente investito nelle attività dell'associazione.
In questi
mesi, ho contribuito con un paio di donazioni e Dan, il ragazzo con
cui ho lavorato durante il mio volontariato laggiù, mi ha mandato le
loro foto mentre ristrutturano il centro riforestazione con il mio
aiuto. Voleva anche spedirmi una tazza e una maglietta di Alert, ma
gli ho detto di risparmiare i soldi della spedizione perché tornerò
da loro appena possibile e potrà consegnarmeli di persona.
Insomma, i miei amici, in
Africa come in Indonesia, se la cavano in qualche modo perché sono
tutte persone abituate a far fatica nella vita e soprattutto sono
capaci di conservare il sorriso anche nelle avversità.
Io sono fortunata perché
sono nata in un Paese ricco, perché ho un lavoro e perché ho facile
accesso alle cure mediche. Sono fortunata perché quelle con cui ho
dato una mano ai miei amici per me sono cifre irrisorie, mentre per
loro fanno la differenza. Sono fortunata perché qui e laggiù ho degli amici meravigliosi.
“Mi sento male quando
possiedo qualcosa, mentre il mio vicino non ha niente” e i nostri
vicini sono il mondo intero. Buon Natale ai fortunati che condividono
la loro fortuna!