domenica 31 gennaio 2021

Una donna di tante parole

Venerdì scorso è purtroppo venuta a mancare Donata Schiannini. Qualcuno l'ha conosciuta per l'angolo di Donata sul blog Da dove sto scrivendo quando si prestava gentilmente a rispondere ai quesiti linguistici dei lettori del blog, insegnandoci a ragionare sull'uso delle parole e risolvendo diatribe altrimenti destinate a proseguire all'infinito.

Io, però, ho avuto anche la fortuna di incontrarla di persona nel 2018 alla serata di presentazione del suo libro Come lo scrivo?

Oltre che una fonte inesauribile di nozioni sulla nostra lingua, Donata era una donna spiritosa e indipendente che a ottant'anni era più svelta di pensiero di tanti giovani. Alla presentazione, in una minuscola libreria nascosta in una viuzza di Milano dove Donata è arrivata con la fedele bicicletta, mi ha colpito proprio il suo modo di comunicare con l'umorismo tipico delle persone intelligenti e la sicurezza di chi conosce profondamente la propria materia. Durante l'intervista (c'era un giornalista a farle da spalla) è stata capace di rendere appassionanti perfino la grammatica e la sintassi perché ha raccontato le storie che stanno dietro le regole e le parole, facendomi venir voglia di saperne di più. 

È proprio questo che fa del suo libro ben più di un manuale, piacevole da leggere quanto utile da consultare per risolvere una quantità di dubbi linguistici. 

Andando alla presentazione con Helgaldo che la conosceva molto bene, ho avuto modo di chiacchierare con lei sia prima che dopo e di farmi autografare una copia del libro.

Sarebbe bello recuperare il video di quella serata, mi ricordo che è stata ripresa, varrebbe la pena condividerlo, intanto a questo link trovate una sua bella intervista e, naturalmente, vi consiglio di leggere Come lo scrivo?

io e Donata

Nell'aldilà, me la immagino a pedalare lungo un viale circondato da alberi di parole sotto un cielo azzurro.


domenica 24 gennaio 2021

Dove lo metto

Qualche anno fa, per un certo periodo ho frequentato i blog di aspiranti scrittori. Avevo appena aperto il mio piccolo Scritti a Penna e volevo imparare da chi era più esperto, capire meglio come funziona quel mondo. Dopo l'entusiasmo iniziale, alimentato da alcune scoperte interessanti, mi sono resa conto che non era un club di cui desideravo far parte. Ma di questo vi parlerò un'altra volta perché è un'esperienza da raccontare per bene.
Per ora vi basti sapere che qualche conoscenza di quel periodo è ancora tra i miei contatti su Facebook anche se sono “uscita dal giro” perciò mi capita di leggere quello che condivide. Una volta, uno di questi aspiranti scrittori ha pubblicato una foto del suo romanzo sullo scaffale di una sua lettrice commentando: “Che soddisfazione vedere il proprio libro tra X e Y!” – sostituite voi X e Y con i nomi di due scrittori famosi perché non me li ricordo, ma sparate alto, tipo Manzoni e Ken Follett – e poi il post autocelebrativo andava avanti. Tutto questo entusiasmo dell'autore per quella foto mi ha lasciato un po' perplessa perché se da un lato capisco che è bello sapere che qualcuno ha il tuo libro sullo scaffale, dall'altro la posizione è irrilevante perché non è una classifica. Chi tiene i volumi nella propria libreria in ordine di merito?


Io, per esempio, li divido per genere: viaggi, thriller, scienza, fantascienza, fiabe, biografie, classici... 

la libreria del mio salotto

Qualcun altro, come Seli che ha un blog di lettura, li ordina per colore con un effetto scenografico strepitoso, ma è anche una scelta impegnativa perché quando stai cercando un particolare titolo devi ricordarti il colore della copertina. I più precisi li sistemano per altezza, altri in ordine alfabetico per autore o per titolo. Ognuno ha il suo metodo e stile.

la libreria di Seli

In ogni caso, non ho mai sentito di qualcuno che li tenesse in ordine di apprezzamento anche perché significherebbe avere uno scaffale per i libri brutti, qualcuno li conserva? I libri che non mi sono piaciuti finiscono donati ad associazioni o biblioteche, rivenduti nelle librerie dell'usato o nei regali da riciclare a Natale; comunque, mai buttati nella spazzatura perché gettare nei rifiuti un libro, per quanto brutto possa essere, mi pare sempre un sacrilegio.

Be' a casa vostra come sono ordinati i libri?



lunedì 18 gennaio 2021

Il paese delle meraviglie

Premessa

A mio parere, la pandemia di Covid-19 è stata mal gestita e mal interpretata in tutto il mondo perché la si tratta come una questione passeggera, ci si mette una pezza in attesa del vaccino e poi sarà tutto come prima. Questa storia, invece, è destinata a ripetersi perché arriveranno altre malattie come e peggiori del Covid-19 perché viviamo in un mondo inquinato, perché distruggendo ecosistemi e riducendo la biodiversità stiamo assottigliando sempre più quel filtro naturale tra l’uomo e i virus. Allora non basta superare questo scoglio per navigare sicuri, bisogna migliorare radicalmente la nostra barca. Bisogna riparare e proteggere il pianeta, migliorare le condizioni di vita di tutti, e poi, localmente, investire nella sanità, ammodernare gli ospedali, pagare meglio il personale che altrimenti – come dargli torto – preferisce lavorare nel settore privato che non tutti possono permettersi. Serve una soluzione a lungo termine che non può essere chiudere tutto (calano i contagi) poi riaprire tutto (aumentano i contagi e si intasano gli ospedali, oh che sorpresa!) in continuazione, aggiungendo il danno economico a quello sanitario. La gente è frustrata, lo capisco bene. Ai politici manca la lungimiranza perché guardano al loro personale interesse immediato, ma sono altrettanto pericolose le persone che preferiscono negare i problemi invece che prendersene la responsabilità e impegnarsi per risolverli a partire dai propri comportamenti quotidiani.


Mi piacerebbe vivere nel mondo dei negazionisti.

Sapete, quelli che usano “ambientalista” come insulto, quelli che credono più alle bufale sui social che alla scienza, quelli che con aria di sufficienza chiamano “gretini” i giovani che si preoccupano del proprio futuro anziché sbronzarsi a Ibiza.

Mi piacerebbe andare in vacanza dove vanno loro perché non ci sono rifiuti sulle spiagge e i mari sono sani e pieni di pesci. E sulle loro montagne i ghiacciai fotografati dai loro nonni non si sono ritirati di dieci chilometri. 

Dove stanno loro, non esistono siccità, grandinate e inondazioni così i prezzi della verdura non aumentano. E non c'è deforestazione, infatti gli animali vivono felici nei loro habitat che non si riducono per mano dell'uomo. I negazionisti non trovano i panni più sporchi di prima dopo averli stesi all'aperto perché dove abitano loro l'aria non è inquinata e chi dice che lo è dev'essere complice del complotto mondiale.

Nel mondo dei negazionisti il Covid-19 è solo un'influenza. Scemi i nostri medici che hanno intasato le terapie intensive di pazienti quando bastava un'aspirina, ma anche loro fanno parte del complotto mondiale ordito dalle case farmaceutiche. Ovviamente tutti i governi del mondo si sono messi d'accordo per affossare le proprie economie perché di sicuro si ricava di più da un vaccino (che forniscono gratuitamente ai loro cittadini) rispetto all'intero settore del turismo, della ristorazione, dello spettacolo e di tutte le altre attività bloccate. Se la gente è disoccupata chi paga le tasse? Sono fortunati i negazionisti a non aver avuto nessun parente o conoscente contagiato perché da noi i malati di Covid-19 non hanno semplicemente il naso che cola: non riescono proprio a respirare e, se sopravvivono, hanno danni ai polmoni per l'infezione che si porteranno dietro per mesi.

Nei libri di storia dei negazionisti l'olocausto non c'è mai stato, Galileo Galilei è un cialtrone, gli antichi romani erano alieni e tutte le donne desiderano un ferro da stiro per San Valentino. I loro bambini vanno a scuola (anche se tutto ciò che ci insegnano è falso, confezionato per controllare le menti degli studenti) senza vaccinazioni e chi se ne frega se così portano malattie mortali ai bambini più deboli che non possono essere vaccinati.

I negazionisti non leggono libri e giornali diversi per formarsi un'opinione propria, no, loro la trovano già scritta nei post di Facebook così possono condividerla senza fare lo sforzo di capirla, di ragionare, di porsi domande e cercare risposte sensate, logiche e fonti attendibili. Due più due fa cinque perché lo dico io e c'è la libertà di parola, quelli che dicono che fa quattro vogliono toglierci la libertà e fanno parte del complotto. 

Vorrei davvero sapere dov'è il paese dei negazionisti dove i problemi del pianeta sono solo invenzioni della tv e va tutto bene. Datemi l'indirizzo, per cortesia, perché il mondo in cui vivo io non se la passa così bene.





lunedì 11 gennaio 2021

18 modi per morire

 


Scusate, ma... lumache? Sul serio? Immagino ne esistano varietà velenose, ma 20.000 morti come li fanno? Non riesco a immaginare una persona inseguita da una lumaca, forse ti attaccano nel sonno oppure qualcuno non sa che sono velenose e le mangia, anche se quando abiti in una zona del mondo dove esistono lumache velenose dovresti saperlo. Non so, credo che resterò perplessa tutto il giorno.

lunedì 4 gennaio 2021

Ricordi di lettura

Il primo libro “da grande” che ho letto è stato Pattini d'argento di Mary Mapes Dodge. Ce l'ho ancora, ma non ne ricordo bene la trama, ricordo però di essermi sentita adulta nel leggerlo perché aveva tanto testo e poche figure, al contrario dei libri per bambini.

Un altro ricordo delle mie prime letture riguarda le celebri Fiabe sonore, 45 giri che si infilavano nel mangiadishi per farsi raccontare le favole più classiche della letteratura e seguirle sui fascicoli allegati. Ho ben chiare in mente le voci dei sovrani in Il gatto con gli stivali che parlavano ognuno con una sola vocale, e il ladrone che ripeteva ad Alì Babà “Prima dammi la lampada!” e poi l'abito dorato indossato da Cenerentola al matrimonio con il principe, ma soprattutto mi è rimasta impressa l'immagine della stanza segreta di Barbablù con le teste mozzate delle mogli appese al muro. Non credo che al giorno d'oggi pubblicherebbero un'illustrazione del genere, i bambini moderni sono protetti da qualsiasi cosa possa turbarli, forse anche troppo, mentre noi andavamo a scuola a piedi da soli e guardavamo notte horror con Zio Tibia le sere d'estate senza parental control. Non è che allora il mondo fosse meno pericoloso e siamo cresciuti tranquillamente, perciò non capisco questa ossessione nell'impedire ai bambini di spaventarsi o farsi male. Ma sto divagando.

Era tradizione in famiglia andare al cinema il 26 dicembre a vedere il nuovo film Disney dell'anno e, una volta usciti, comprarne il libro per riviverlo all'infinito. Alcuni di quei libri dalla copertina rigida con le immagini tratte dai film sono ancora nel mio armadio, tenuti insieme dal nastro adesivo.

Negli anni della scuola, le letture mi venivano imposte dagli insegnanti e questo toglieva parecchio fascino ai classici perché c'è differenza tra “che bello mi leggo un libro!” e “che palle devo fare i compiti!” e non mi è mai piaciuto avere una scadenza per terminare una lettura, non mi va che mi si metta fretta. Ho poi riscoperto certi classici che a quel tempo mi erano parsi noiosi, apprezzandoli da adulta.

Una volta, però, la fretta è stata eccitante: per un programma di scambio di libri tra compagni di classe, a mio fratello era capitato La stanza 13 di Robert Swindells, un horror per ragazzi. Lo appassionò così tanto che volle farlo leggere anche a me, ma poiché avrebbe dovuto restituirlo il giorno dopo, l'ho letto tutto in una notte ed è stata una notte fantastica. Parecchi anni dopo, per il mio trentesimo compleanno, mio fratello è riuscito a procurarsene una copia per regalarmela in ricordo di quella lettura frenetica ed emozionante.

Libri e fumetti hanno sempre avuto lo stesso valore in casa mia, tra l'altro diversi sceneggiatori di fumetti sono anche scrittori di romanzi. Tornando dall'edicola, mio padre condivideva con noi, ma solo dopo averli letti per primo, i suoi albi di Tex, Zagor e, in seguito, Dylan Dog. E mentre lui è rimasto fedele a Bonelli negli anni, mio fratello ha ampliato la cultura fumettistica a diversi generi e autori diventando un vero collezionista. Io ho preso la strada dei libri, ma ancora oggi ci scambiamo spesso le letture.

Dall'edicola ogni settimana arrivava anche Topolino ed eravamo ansiosi di divorare nuove storie. Dalle avventure di Zio Paperone in giro per il mondo alla ricerca di tesori o strampalate occasioni di guadagno, alle indagini di Topolino che erano veri e propri romanzi gialli, dalle invenzioni di Archimede agli incantesimi di Amelia, dalle storie su temi di attualità come bullismo, inquinamento e tecnologia ai racconti intorno al fuoco di Nonna Papera, fino alle parodie dei classici della letteratura, potrei fare milioni di citazioni.

Insomma, la passione per la lettura mi è arrivata da tanti stimoli diversi, poi col tempo si formano i gusti personali e le biblioteche si arricchiscono di argomenti, ma c'è posto per il vecchio e il nuovo in ogni lettore e i ricordi delle esperienze vissute attraverso i libri si mescolano a quelle reali perché fanno parte della nostra vita. 

C'è sempre spazio per imparare e sognare perché leggere allarga la mente.