lunedì 28 dicembre 2020

2021: leggere attentamente le avvertenze

Non mi illudo che il prossimo anno sia tanto diverso da questo, la strada che conduce fuori dalla pandemia è lunga e lo è ancor di più quella per superare la crisi economica, senza parlare delle conseguenze dei cambiamenti climatici che, se qualche anno fa sembravano una teoria per appassionati di catastrofi, ormai ci toccano nel quotidiano perché alcune zone della Terra stanno diventando inabitabili, pericolose o sterili. Questa pandemia non è semplicemente un ostacolo che una volta superato ci lasceremo alle spalle per dimenticarcene, questo è un avvertimento, come il mare che si ritira prima che ci investa l'onda in arrivo.

Non tornerà tutto come prima e, se da un lato abbiamo nostalgia degli anni di calma relativa quando stavamo comodi nel nostro piccolo benessere senza preoccuparci del suo prezzo, dall'altro questa lezione potrebbe farci aprire gli occhi su quanto la nostra normalità sia fragile. Forse, come dice la mia adorata e sempre ottimista Jane Goodall, ci resta ancora una piccola finestra di tempo per rimediare, forse sapremo cogliere l'ultima occasione che ci resta per saldare il debito con la natura, prima che ci presenti un conto carico di interessi che non saremo in grado di sopportare. Abbiamo fatto festa per secoli, adesso è ora di rimettere in ordine la casa, ma tutti quanti e adesso, senza delegare alle generazioni future.

Vorrei tornare a viaggiare. In questo anno di reclusione ho ringraziato tanto la mia incoscienza di starmene in giro per mesi, di aver dato fondo a tutti i risparmi per raggiungere i luoghi dei miei sogni e non si è mai trattato di spuntare una lista o farsi un selfie con un monumento famoso, ma di scoprire la bellezza del pianeta, le mille forme fantastiche inventate dalla natura e le mille culture diverse che ci arricchiscono come persone. Ho guardato e riguardato le foto di quelle avventure pensando a quanto sono stata fortunata a vivere, vedere, conoscere tanto, prima che tutto si fermasse, che tutto cambiasse.

Le luci degli aerei nel cielo notturno sono come stelle cadenti per i viaggiatori perché ci fanno esprimere desideri di nuove partenze. Ma mi ritrovo a scegliere la prossima meta in ordine di urgenza, pensando “prima che svanisca, che venga deturpata, inquinata o distrutta”. È una corsa contro il tempo che non riuscirò a vincere nell'arco della mia vita, tante cose che sognavo di vedere da bambina sono già scomparse e dall'estinzione non si torna indietro.

Per il 2021 mi auguro che ci dimostreremo un po' meno egoisti e un po' più responsabili perché ci sia ancora un mondo bello, vivo e vivace da esplorare, quando torneremo a viaggiare.


"Non puoi trascorrere un solo giorno senza avere un impatto sul mondo intorno a te. Le tue azioni possono fare la differenza e devi decidere quale tipo di differenza vuoi fare"



lunedì 21 dicembre 2020

Noi fortunati e il resto del mondo

Chi ha seguito Semm de passacc sa che il mio modo di viaggiare mi ha permesso di stringere amicizie preziose in varie parti del mondo. Persone comuni, come me, ma che vivono in luoghi molto diversi da dove abito io, hanno abitudini, tradizioni e culture diverse dalle mie eppure abbiamo creato legami forti di affetto, rispetto e fiducia. Ci confrontiamo, ampliamo i nostri orizzonti, scopriamo altre realtà, ma non come ce le raccontano i notiziari incentrati sulla politica e l'economia, bensì al livello della quotidianità. Qualcuno di voi ha conosciuto queste persone perché ha viaggiato con me, altri attraverso i racconti sul blog, altri le conosceranno adesso.

Il Covid-19 si è diffuso in tutto il mondo, ma naturalmente i nostri media si concentrano su ciò che accade in Italia, ci danno istruzioni su come comportarci, ci raccontano l'impatto che ha sulla nostra economia e sul nostro modo di vivere, tutto giusto e legittimo, ma dall'estero arrivano soltanto numeri e notizie di politica. È sempre stato così e il resto del mondo sembra tanto lontano che non ci tocca, ne abbiamo un'idea tanto vaga che per definire un altro popolo ci basiamo su stereotipi e pregiudizi e, non sapendo nemmeno indicare su una cartina dove si trovano certi Paesi, pensiamo che ciò che accade al di fuori del nostro quartiere non ci riguardi. Invece, questo pianeta diventa ogni giorno più piccolo e la pandemia dimostra che il nostro vicino di casa abita a Wuhan e quello che gli capita ci riguarda eccome!

Ma non voglio divagare su temi enormi, torniamo al piccolo della gente comune. Mi sono preoccupata di come i miei amici stranieri stessero vivendo questa situazione e ringrazio la tecnologia di poter mantenere i contatti con loro a dispetto delle distanze.

Peris, la mia orsacchiotta di cioccolato fondente, vive a Nairobi con i suoi tre figli adolescenti in una modesta, ma dignitosa casetta come ce ne sono tante nelle città africane. Come tutti da quelle parti, si arrangia con cento lavoretti, ma la sua fonte principale di reddito era organizzare le escursioni per gli ospiti del piccolo bed and breakfast Khweza. Naturalmente, il turismo è stato il settore colpito per primo e più duramente dalla crisi causata dalla pandemia e Peris si è ritrovata a casa, senza stipendio, a pregare che questo brutto momento passasse in fretta. A un certo punto, ci siamo tutti resi conto che non era questione di giorni o settimane, e Peris non è certo rimasta con le mani in mano a lamentarsi: ha investito il poco che aveva nel commercio di legumi e cereali per tirare avanti. Io le ho inviato un piccolo aiuto, come acconto sui viaggi futuri, così è riuscita a pagare gli affitti arretrati che si accumulavano e permettere ai suoi figli di continuare a studiare da casa, mentre le scuole sono chiuse.

Non solo, condivide quello che ha con le famiglie del vicinato meno fortunate perché è così che si usa in Africa. “Mi sento male quando possiedo qualcosa, mentre il mio vicino non ha niente” mi ha scritto. Quando ho cominciato a leggere i romanzi di Alexander McCall Smith sulla detective Precious Ramotswe mi sono sempre immaginata la protagonista con il volto di Peris perché descritta come una donna forte e saggia, di corporatura tradizionale. Anche se quei romanzi sono ambientati in Botswana, ho ritrovato lo stesso spirito e lo stesso modo di guardare il mondo della mia amica. Ci sentiamo almeno due volte a settimana: lei mi manda le foto dei suoi ragazzi di cui è tanto orgogliosa, io le mando quelle del mio gatto Bio e della neve che è caduta di recente, lei mi chiede di mio padre (che ha subito un intervento e si è ripreso bene, per fortuna), io le domando come sono le sue giornate e le raccomando di stare sempre attenta alla salute. Insieme fantastichiamo di quando potremo finalmente rivederci perché vorrà dire che il peggio è passato.

Kadek, invece, abita a Bali e, dopo aver lavorato diversi anni per l'ecolodge Udayana dove ci siamo conosciute, ha aperto un piccolo ristorante take away. L'intera isola vive di agricoltura e turismo, la pandemia l'ha messa in ginocchio, anzi, l'ha proprio sbattuta a terra. Kadek mi scrive che è fortunata perché suo marito fa il meccanico e almeno lui lavora ancora, ma sono tempi così duri che non si vede la luce in fondo al tunnel. Hanno due bellissimi figli che studiano e Kadek è preoccupata per il loro futuro perché in certi Paesi le opportunità non sono tante come da noi, la crisi rischia di mandare all'aria tutti i sacrifici fatti per dare loro una vita migliore della casetta a due stanze dove abitano tutti insieme. Kadek è una donnina minuta, ma forte anche se un po' ansiosa perché si preoccupa tanto degli altri, materna con tutti, e piena di gentilezza, come quando mi regalava la frutta dopo i rituali al tempio oppure quando ha chiesto alle cameriere del lodge di insegnarmi a guidare il motorino per non farmi prendere il taxi. Credo che stiano ancora ridendo della mia goffaggine dopo oltre tre anni.
Mi ha fatto piacere mandare qualcosa anche a lei per darle un minimo di sollievo, con la promessa che tornerò a pranzo nel suo warung che, tra l'altro, è la veranda di casa sua. Se mai vi capiterà di andare a Bali, zona Jimbaran, chiedetemi indicazioni per trovare il suo ristorantino perché non è tanto facile da scovare nel labirinto di vicoli di quella grande periferia.

Kadek mi scrive di stare al sicuro e prendermi cura di me, prega per la salute mia, della mia famiglia e delle Cavallette che le ho fatto conoscere l'ultima volta che sono stata a Bali. Prega, come si fa a Bali, accendendo incensi profumati e lasciandoli consumare sopra un cestino di foglie secche, fiori e riso come offerta agli dei.

Intanto, nel sud dell'isola di Sumatra, i ragazzi di Alert hanno pianto la scomparsa di Marcellus, fondatore dell'associazione, ma portano avanti con ancor più determinazione la sua missione in difesa della foresta e dei suoi animali. Ammalarsi nei villaggi che circondano il parco nazionale Way Kambas è un disastro, come in ogni località remota che dista svariati chilometri di pessime strade dal primo ospedale, quindi stanno tutti molto attenti. Qualcuno di loro ha un secondo lavoro, come il mio amico Hari che fa la guida ornitologica, perché Alert, sorretta esclusivamente da donazioni, non è sempre in grado di garantire un salario ai suoi collaboratori e il grosso dei soldi va naturalmente investito nelle attività dell'associazione. 

In questi mesi, ho contribuito con un paio di donazioni e Dan, il ragazzo con cui ho lavorato durante il mio volontariato laggiù, mi ha mandato le loro foto mentre ristrutturano il centro riforestazione con il mio aiuto. Voleva anche spedirmi una tazza e una maglietta di Alert, ma gli ho detto di risparmiare i soldi della spedizione perché tornerò da loro appena possibile e potrà consegnarmeli di persona.

Insomma, i miei amici, in Africa come in Indonesia, se la cavano in qualche modo perché sono tutte persone abituate a far fatica nella vita e soprattutto sono capaci di conservare il sorriso anche nelle avversità.

Io sono fortunata perché sono nata in un Paese ricco, perché ho un lavoro e perché ho facile accesso alle cure mediche. Sono fortunata perché quelle con cui ho dato una mano ai miei amici per me sono cifre irrisorie, mentre per loro fanno la differenza. Sono fortunata perché qui e laggiù ho degli amici meravigliosi.

“Mi sento male quando possiedo qualcosa, mentre il mio vicino non ha niente” e i nostri vicini sono il mondo intero. Buon Natale ai fortunati che condividono la loro fortuna!

lunedì 14 dicembre 2020

Biiio


Questo è Bio.

Via dal gattile
L'ho adottato al gattile Enpa di Monza dove sono entrata con la ferma intenzione di dare una casa al gatto più sfigato, quello con meno probabilità di essere scelto tra tanti. Bio è arrivato in gattile incidentato, muoveva solo la testa tanto era messo male, ma con la dedizione di veterinari e volontari ha recuperato una discreta mobilità, anche se è rimasto piuttosto storto e non ama farsi toccare le zampe posteriori.

Bio era molto spaventato quando l'ho portato a casa. Per tutta la prima notte, è rimasto nel trasportino. Lo sportello era aperto, ma non l'ho forzato a uscire. L'ho sistemato in camera da letto con una ciotola d'acqua e un piatto di croccantini, la lettiera in bagno. Ho chiuso la porta che da sulla zona giorno in modo che Bio, trovandosi in un ambiente sconosciuto, dovesse affrontare un piccolo spazio nuovo anziché un intero appartamento. Bio non si è mosso, non è uscito dal suo piccolo rifugio né per bere né per fare i bisogni.

Il giorno dopo, sentendosi forse più sicuro, ha fatto qualche giretto per la stanza e l'ho lasciato solo perché non dovesse preoccuparsi anche della mia presenza mentre si ambientava. Nei giorni seguenti, ha preso confidenza con gli spazi, ha mangiato, ha trovato la lettiera, si è infilato nei cassetti e tra i National Geographic.

Piano piano si è sentito più sicuro, finché una sera ha voluto seguirmi oltre la porta della zona giorno. Appurato che non ci fossero pericoli nei dintorni, la curiosità ha avuto il sopravvento sulla diffidenza e col tempo Bio, pur tornando a rifugiarsi in camera da letto quando qualcosa lo intimoriva, ha conquistato tutto l'appartamento.

Oggi, è il re della casa, questo è territorio suo e io sono la sua famiglia. 

Bio ha imparato i miei orari di lavoro, la sveglia, i pasti, il suono dello spazzolino elettrico la sera che significa andiamo a nanna. Io ho imparato che alimenti preferisce, quali giochi gli piace fare – nulla batte le palline di stagnola e i laccetti dei cavi –, in quali punti della casa gli piace riposare così ci ho messo cucce e cuscini, in quali stare di vedetta come in cima alla scala che porta alla soffitta da cui si domina tutto l'appartamento oppure l'angolo del balcone da cui controlla il vicinato.

Bio non sa di essere disabile, quindi corre e salta come se zampe coda funzionassero a dovere, peccato che sbatta ovunque quando rincorre la pallina e fallisca rovinosamente qualche salto, dissimulando poi come ogni gatto. Sembra che non senta il dolore e riprende a correre anche dopo certe botte tremende contro i mobili o le pareti. Mi ha fatto prendere un colpo la prima volta che è saltato sulle fioriere del balcone con un balzo di un metro e mezzo e ho pensato di metterci due grate di legno come protezione perché il mio peggior incubo è che cada di sotto.

Bio è tenero, ama le coccole e farsi spazzolare e mi si addormenta serenamente addosso quando sto sul divano perché sa che con me è al sicuro. La notte, mi dorme accanto nel letto, tenendo una zampa sempre sul mio braccio per avvertire ogni movimento ed essere pronto ad alzarsi se mi sveglio.
Bio è buffo quando si stiracchia o quando salta all'indietro anziché girarsi. 
Bio è molto educato e discreto, non è insistente nelle richieste: se vuole uno snack si piazza davanti alla porta dello sgabuzzino e mi fissa in silenzio con lo sguardo da gatto di nessuno finché non lo accontento. Miagola raramente, non ne ha bisogno per comunicare perché si fa capire benissimo con le espressioni del muso.

Quando si adotta un gatto, non si deve cedere alla tentazione di trattarlo come un bambino, ma bisogna permettergli di esprimere la sua natura felina. Certo, abitando in appartamento non può andare a caccia ed è il gioco a soddisfare questo suo istinto. Il topino di pezza è il suo nemico giurato: lo morde, lo lancia, lo rincorre, lo stana dai pertugi dove lo infilo per sfidarlo e gli fa agguati da esperto predatore saltando fuori da dietro le tende (è convinto di essere invisibile quando si nasconde dietro le tende).

Ha anche bisogno dei suo spazi sicuri, angoli a lui dedicati come il cuscino in mansarda dove si rifugia se qualcosa lo mette a disagio (è molto selettivo riguardo i miei ospiti, se qualcuno non è di suo gradimento, si ritira di sopra finché non se ne va). Ha bisogno di arrampicarsi, di controllare l'ambiente dall'alto e osservare quello che succede oltre le finestre, così gli ho comprato un bel tiragraffi a più piani che gli permette di arrivare alla finestra della camera e un altro più basso da cui può guardare il balcone d'inverno standosene al calduccio.

Ogni gatto ha la propria personalità e ogni rapporto è diverso. La Micia con cui sono cresciuta mi ha educato, con una certa severità, al rispetto per gli animali. Bisogna prendersi il tempo di conoscere un gatto, di capire cosa gli piace e cosa gli serve per vivere bene mentre a sua volta scopre come siamo fatti noi, ma quando alla fine si raggiunge l'armonia è un piacere che crea dipendenza.

E poi tutti sanno che i gatti hanno il potere di tenere lontani fantasmi e demoni, che non è poco quando vivi da sola e ti piacciono i film horror.

Bio è il mio gattino, anzi, io sono sua.




domenica 6 dicembre 2020

Jules Verne versione integrale

La prima cosa che mi viene in mente nominando Verne è la copertina del 33 giri di 20.000 leghe sotto i mari che possedevo da bambina, non dimenticherò mai quella spaventosa immagine di un sottomarino avvolto da tentacoli giganti e mi pare di risentire le grida dell'equipaggio incise sul vinile. Lo trovavo inquietante.

La seconda cosa è una storia di Topolino che viaggia indietro nel tempo con Pippo per indagare sul mistero di un diario firmato dal Capitano Nemo e conosce il celebre scrittore in persona. Conservo ancora quel fumetto e penso che prima o poi dedicherò un post anche alla collezione di famiglia delle migliori storie di Topolino.

Qualche tempo fa ho acquistato in ebook una raccolta dei romanzi di Jules Verne in versione integrale e ho scoperto quanto siano profondamente diversi dalle riduzioni per ragazzi che tutti conosciamo. I romanzi originali conservano il fascino di avventure fantastiche, ma sono molto più di questo, trattano temi importanti e perfino scomodi che solo da adulti possiamo comprendere appieno.

Cominciamo proprio da 20.000 leghe sotto i mari. Questo straordinario viaggio nella biologia marina di tutto il pianeta (Verne non si risparmia nel catalogare fauna e flora di ogni angolo dei nostri oceani con estrema precisione) porta con sé due temi gravi raccontati con forza e passione: l'ingiustizia e l'ecologia. Il Capitano Nemo si è ritirato a vivere negli abissi perché disgustato dalla cattiveria umana, dalla prepotenza e dall'avidità, affonda senza pietà le navi degli oppressori e dona agli oppressi i tesori recuperati dai relitti, porta conforto e sostegno pur restando nascosto, prendendo le distanze da una società che nega libertà e dignità a tutti i popoli, che impone ai più deboli la logica e la cultura dei potenti. Nemo fugge da quel mondo, ma non resta indifferente e quando ne ha l'occasione si vendica in nome degli ultimi. Il protagonista, ospite forzato sul Nautilus, comprende le ragioni del capitano, ma non ne condivide l'espressione violenta. C'è poi la questione ecologica perché l'uomo non si limita a mancare di rispetto ai suoi simili, ma si accanisce anche contro l'ambiente e allora le meraviglie della natura che Nemo mostra al suo ospite diventano fragili e preziose, bellezze da proteggere perché anche il più minuscolo organismo gioca un ruolo fondamentale nell'equilibrio della vita sul nostro pianeta. Secondo il Capitano, e Verne, l'ingegno umano dovrebbe essere messo al servizio di soluzioni che oggi chiameremmo ecosostenibili, lo stesso Nautilus è un esempio di tecnologia che utilizza energia pulita e rinnovabile, gli abiti dell'equipaggio sono tessuti con piante sottomarine, i rottami e i relitti che giacciono sui fondali vengono riciclati, nulla va sprecato in questo cerchio perfetto. Chi sia realmente Nemo, da dove provenga e come sia finito a vivere sotto i mari resta un mistero in questo romanzo, ma viene poi rivelato nel successivo L'isola misteriosa.

Prendiamo ora Dalla Terra alla Luna, apparentemente la storia di un viaggio alla scoperta dello spazio oltre la nostra atmosfera. In realtà, si tratta di una satira molto tagliente sulla politica e sull'uso della scienza a scopi bellici. Basta pensare a come ha inizio tutta la faccenda: poiché gli americani amano sparare e fare guerre, in un periodo di pace si annoiano a morte e decidono di costruire un proiettile e una canna sufficientemente grandi da sparare alla Luna. Investono capitali enormi, ingaggiano i migliori esperti di balistica, coinvolgono le loro più importanti università e ne fanno uno spettacolo mediatico internazionale. Finché arriva un francese appassionato di acrobazie e imprese improbabili che li sfida: se sono così spavaldi, dimostrino il loro coraggio imbarcando delle persone nel gigantesco proiettile perché arrivino sulla Luna e il francese stesso si offre volontario per la missione. Insomma, come a dire che tanti sforzi solo per il gusto di sparare più lontano degli altri sono ridicoli, dategli perlomeno uno scopo scientifico a vantaggio di tutto il mondo. Non vi rivelo il finale, ma è tristemente spassoso. Verne non perde occasione di affermare le sue opinioni sulla politica o sulle abitudini delle varie nazioni, a volte in tono sarcastico, altre serio, ma non si è mai lasciato fermare dal politicamente corretto, non si è auto censurato nei commenti più pungenti e, condivisibili o meno, le sue idee sono chiaramente rintracciabili in ogni suo lavoro.

Oltre a temi troppo complessi per la loro età, nella versione per ragazzi manca anche tutta la parte enciclopedica. Come si usava all'epoca, certi romanzi erano anche l'occasione per avvicinare il pubblico a materie lontane dal quotidiano, così 20.000 leghe sotto i mari parla di biologia marina e Viaggio al centro della Terra di geologia (tra l'altro riportando una diatriba tra scienziati sulla composizione interna del nostro pianeta), Dalla Terra alla Luna di balistica, fisica e astronomia e se qualche lettore troverà noiosi questi ampi approfondimenti saltando pagine a piè pari, io li ho invece adorati sia perché la scienza mi appassiona sempre sia perché è interessante confrontare quanto si sapesse allora con quanto sappiamo oggi.

Jules Verne
1828 - 1905
Ho amato tantissimo questi romanzi tanto avvincenti, divertenti e appassionanti quanto ispiratori di riflessioni profonde sull'umanità, hanno il fascino delle avventure d'altri tempi, ma sono anche molto attuali e aggiungo purtroppo perché significa che ancora oggi ripetiamo gli stessi errori e assistiamo alle stesse ingiustizie senza esserci minimamente evoluti; non basta essere andati davvero dalla Terra alla Luna per ritenerci migliori dei nostri antenati se poi non basterebbero mille Nemo per assicurare i diritti fondamentali a ogni popolo né a proteggere la natura dal nostro impatto devastante.

A consolarmi un poco, c'è il piacere della lettura che mi porta in viaggio in altri tempi, luoghi, fantasie e Jules Verne entra di sicuro nell'olimpo dei miei autori preferiti.